Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/607

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ad avvertire i di lui servi dello stato e del luogo in cui si trovava; pregò intanto il principe di Persia a tranquillarsi, a comandare in casa sua, e disporvi d’ogni cosa a proprio talento. — Accetto di buon cuore le cortesi offerte che mi fate,» gli disse il principe; «ma, di grazia, non voglio esservi d’incomodo; vi scongiuro a fare come se io non fossi qui. Non vorrei trattenermi un sol istante, se credessi che la mia presenza potesse arrecarvi il minimo disturbo. —

«Appena Ebn Thaher ebbe un momento per rimettersi, raccontò alla sua famiglia quanto eragli accaduto nel palazzo di Schemselnihar, e finì la narrazione ringraziando Iddio d’averlo liberato da sì grave pericolo. I principali servi del principe di Persia vennero a ricevere i suoi ordini in casa di Ebn Thaher, ed in breve giunsero anche vari suoi amici, già avvertiti della di lui indisposizione. Passarono questi la maggior parte del giorno con lui, e se il loro colloquio non potè scancellare le tristi idee prodotte dal suo male, ne ritrasse almeno il vantaggio, che gli diedero qualche tregua. Sul far della sera voleva egli prender congedo da Ebn Thaher; ma questo amico fedele lo trovò ancora sì debole, che l’obbligò ad aspettare l’indomani; intanto, per contribuire a confortarlo, gli diè alla sera un bel concerto, il quale per altro non servì se non a richiamare alla memoria del principe quello della sera precedente, irritando così i suoi affanni invece di alleviarli, di modo che il giorno seguente ne parve il suo male aumentato. Allora Ebn Thaher più non si oppose al pensiero del principe di ritirarsi in casa propria, e prese anzi egli stesso la cura di farvelo trasportare; lo accompagnò, e quando si vide solo con lui nel suo appartamento, gli mostrò tutte le ragioni che aveva di fare un generoso sforzo, onde vincere una passione, il cui fine non poteva essere felice per lui,