Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/622

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non teme di esporre la propria vita per me, e vorreste che la cura di conservar la mia fosse capace di darmi pensiero? No, qualunque disgrazia sia per accadermi, voglio amare Schemselnihar fino all’ultimo sospiro. —

«Ebn Thaher, offeso dell’ostinazione del principe, lo lasciò un po’ bruscamente, e tornato a casa, richiamando allo spirito le riflessioni del giorno precedente, si mise a pensar sul serio al partito da prendere. In quel frattempo, un gioielliere, suo intimo amico, venne a trovarlo; erasi questi avveduto che la confidente di Schemselnihar andava da Ebn Thaher più spesso del solito, e che questi stava quasi sempre insieme col principe di Persia, la cui malattia era nota a tutti, senza tuttavia conoscerne la cagione; e ne aveva concepito sospetto. Siccome Ebn Thaher gli parve pensieroso, giudico che qualche affare d’importanza l’imbarazzasse, e credendosi sicuro del fatto suo, gli chiese che cosa volesse la schiava confidente di Schemselnihar. Restò Ebn Thaher un po’ sorpreso da quella domanda, e volle dissimulare, dicendogli che veniva sì spesso da lui per una bagattella. — Voi non mi parlate con sincerità,» gli replicò il gioielliere, «e colla vostra dissimulazione mi persuadete, che questa bagattella sia una faccenda molto più importante che non avessi prima creduto. —

«Ebn Thaher, vedendo che l’amico lo stringeva tanto vicino, gli disse: — È vero; questo affare è dell’ultima importanza. Aveva risoluto di tenerlo segreto; ma siccome m’è noto l’interesse che prendete per tutto ciò che mi risguarda, preferisco farvene la confidenza, anzichè lasciarvi pensare cose che non sono. Nè vi raccomando il segreto: che ben comprenderete, da quanto vi dirò, come sia importante di custodirlo.» Dopo tal preambolo, gli raccontò gli amori di Schemselnihar col principe di Persia. — Sapete,» soggiunse