Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/625

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chè non conoscesse il principe di Persia se non per avergli venduto alcune gioie, non tralasciò di recarsi al di lui palazzo. Indirizzatosi ad uno de’ servi, lo pregò di voler dire al suo padrone, che desiderava parlargli d’un affare d’importanza. Tornò tosto il servo dal gioielliere, e l’introdusse nella camera del principe, il quale stava sdraiato sur un sofà, colla testa sul cuscino. Essendosi egli ricordato di averlo veduto, si alzò per riceverlo, e gli diede il buon dì; pregatolo poi di sedere, gli chiese se ci fosse qualche cosa in cui potesse servirlo, o se veniva ad annunziargli qualche nuova che riguardasse la sua persona. — Principe,» rispose il gioielliere, «benchè non abbia l’onore di essere da voi particolarmente conosciuto, il desiderio di mestrarvi il mio zelo, mi spinse a prendere la libertà di venire da voi onde parteciparvi un fatto che vi risguarda; spero che perdonerete l’ardire in favore della mia buona intenzione. —

«Dopo quell’esordio, entrò il gioielliere in materia, e proseguì di tal guisa: — Principe, avrò l’onore di dirvi esser molto tempo che la conformità dell’umore, ed alcuni altari che avemmo insieme, ci ha legati, Ebn Thaher ed io, di stretta amicizia. So ch’egli è da voi conosciuto, e che fin ad ora si è adoperato a rendervi servigio in quanto poteva; lo seppi da lui medesimo, non avendo egli nulla di segreto per me, com’io nulla per lui. Sono testè passato davanti alla sua bottega, e maravigliatomi di vederla chiusa, ne chiesi il motivo ad un suo vicino, e n’ebbi in risposta, che Ebn Thaher da due giorni aveva preso commiato da lui e dagli altri vicini, offrendo loro i propri servigi per Balsora, ove recavasi, diceva, per un affare di grand’importanza. Simile risposta non mi soddisfece, e l’interesse che prendo a quanto lo concerne, mi determinò a venirvi domandare se non sapeste nulla di più preciso relativamente ad una sì precipitosa partenza. —