Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/627

Da Wikisource.

213

soggiunse poi, «mi venne incontro una schiava ben vestita, e chiestomi se avessi l’onore di appartenervi, mi disse d’avervi a parlare, e mi pregò nel medesimo tempo di permetterle che meco venisse. Essa è qui nell’anticamera, e credo abbia una lettera da consegnarvi per parte di qualche persona di riguardo.» Il principe comandò che venisse subito introdotta, non dubitando non fosse la schiava confidente di Schemselnihar, com’era in fatti. Il gioielliere la riconobbe per averla qualche volta veduta da Ebn Thaher, il quale avevagli detto chi fosse. Non poteva colei giungere più a proposito per impedire al principe di disperarsi. Lo salutò essa....

— Ma, sire,» disse a questo passo Scheherazade, «mi avveggo che omai è giorno.» Allora tacque, e la notte seguente proseguì in questa guisa:


NOTTE CC


— Sire, il principe di Persia restituì il saluto alla confidente di Schemselnihar; intanto il gioielliere, alzatosi appena l’ebbe veduta, si era tratto in disparte per lasciar loro la libertà di parlare. La confidente, intertenutasi qualche tempo col principe, se ne accommiatò e partì, lasciandolo in uno stato ben diverso da quello di prima. Gli occhi ne parvero più brillanti, e più allegro il viso; il che fe’ giudicare al gioielliere che la buona schiava avessegli dette cose favorevoli all’amor suo.

«Il gioielliere, ripreso il proprio posto presso al giovane, gli disse sorridendo: — A quanto veggo, o principe, avete affari importanti nel palazzo del califfo.» Il principe di Persia, assai maravigliato ed atterrito insieme da quelle sue parole, rispose: — Da