Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/631

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dobbiate provare. Perdendo Ebn Thaher, noi perdiamo molto in vero; ma ciò non v’impedisca, caro principe, di pensare alla vostra conservazione. Se il nostro confidente per un panico timore ci abbandona, consideriamo essere questo un male che non potemmo evitare: fa d’uopo dunque consolarsene. Confesso che Ebn Thaher ci manca mentre appunto avevamo il maggior bisogno del suo aiuto; ma armiamoci di pazienza contro questo impreveduto colpo, e non cessiamo di costantemente amarci. Fortificate il vostro cuore contro questa disgrazia: non senza pene e stenti ottiensi ciò che si desidera. Non ci stanchiamo: speriamo che il cielo ci voglia esser propizio, e dopo tanti patimenti, vedremo il felice compimento delle nostre a brame. Addio.»

«Mentre il gioielliere intertenevasi col principe di Persia, la confidente aveva avuto tempo di tornare al palazzo, ed annunziare alla padrona la dispiacevole nuova della partenza di Ebn Thaher; tosto Schemselnihar aveva scritto quella lettera, e rimandata la schiava a portarla immediatamente al principe; ma questa l’aveva per inavvertenza perduta.

«Fu contentissimo il gioielliere di averla trovata, somministrandogli essa così la bella occasione di giustificarsi nell’animo della confidente, e condurla al punto che desiderava. Mentre finiva di leggerla, vide quella schiava, che la cercava con molta inquietudine, volgendo gli occhi da tutte le parti. Ripiegò egli prontamente il foglio, e se le pose in seno; ma la schiava, accortasi di quell’atto, corsa a lui: — Signore,» gli disse, «la lettera che testè avevate in mano è caduta a me; vi supplica a volermela restituire.» Il gioielliere finse di non intenderla, e senza darle retta, continuò la sua strada fino a casa, ov’entrò, lasciandone aperta la porta, affinchè la confidente, che lo