Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/671

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condizioni, e deposto accanto a quella. Da quel tempo tutti gli abitanti di Bagdad e gli stranieri eziandio di tutte le parti del mondo ove siano musulmani, non hanno cessato di tenere in grande venerazione quella tomba, e d’andarvi a fare le loro preghiere.

— Ecco, o sire,» disse qui Scheherazade, la quale nel medesimo tempo si accorse essere già giorno, «quanto io aveva a raccontare a vostra maestà degli amori della bella Schemselnìhar, favorita del califfo Aaron-al-Raschìd, coll’amabile Alì Ebn Becar, principe di Persia.»

Quando Dìnarzade si avvide che la sultana sua sorella cessava di parlare, le diresse vivi ringraziamenti, pel piacere arrecatole col racconto d’una storia sì interessante. — Se il sultano vuol soffrirmi ancora fino a domani,» ripigliò Scheherazade, «ti narrerò quella del principe Camaralzaman (1), che troverai molto più dilettevole.» Tacque ciò detto; ed il sultano, che non seppe ancora risolversi a farla morire, acconsentì ad ascoltarla la notte seguente.


NOTTE CCXI


Il dì dopo, prima dell’alba, appena la sultana Scheherazade fu risvegliata per cura di Dinarzade sua sorella, raccontò al sultano delle Indie la storia di Camaralzaman, come aveva promesso, cominciando di tal guisa:

  1. Vale a dire, in arabo, la luna del tempo o la luna del secolo.