Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/694

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tesimo. Lo scosse ella in pari modo più volte; e quando vide che non si destava: — Ma com’è?» ripigliò essa; «che cosa vi è accaduto? Qualche rivale, geloso del vostro bene e del mio, avrebbe mai ricorso alla magia, immergendovi in questo invincibile assopimento, quando dovreste essere più svegliato che mai?» Gli prese la mano, e baciandola teneramente, si avvide dell’anello che teneva in dito, e lo trovò tanto simile al suo, che rimase poi convinta essere il medesimo, quando s’accorse di averne essa un altro. Non comprese come quel cambio fosse accaduto; ma non dubitò che quello non fosse il segno reale del loro matrimonio. Stanca intanto della fatica inutile fatta per risvegliarlo, e sicura, come pensava, che non le sfuggirebbe: — Poichè non mi riesce di destarvi,» disse, «non mi ostino più ad interrompere il vostro sonno: a rivederci.» E datogli un bacio sulla guancia nel pronunciare quest’ultime parole, si ricoricò, e mise pochissimo tempo a riaddormentarsi.

«Quando Maimona comprese di poter parlare senza timore che la principessa della China si destasse: — Or bene, maledetto,» diss’ella a Danhasch, «hai veduto? Sei tu ora convinto che la principessa è men bella del mio principe? Va: voglio farti grazia della scommessa che mi devi. Un’altra volta, mi crederai quando ti avrò assicurato di qualche cosa.» Poi, volgendosi a Caschcasch, soggiunse: «Quanto a voi, vi ringrazio. Prendete la principessa con Danhasch, e riportatela insieme nel suo letto, dov’egli vi condurrà.» Danhasch e Caschcasch eseguirono tosto l’ordine di Maimona, e questa si ritirò nel suo pozzo.»

Il giorno che cominciava ad apparire, impose silenzio a Scheherazade. Il sultano delle Indie si alzò; e la notte seguente, la sultana continuò a raccontargli la medesima novella in questi termini: