Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/705

Da Wikisource.

291


La sultana Scheherazade voleva continuare; ma avvedendosi che il giorno già cominciava a spuntare, tacque; e ripigliando la novella la notte appresso, disse a Schahriar:


NOTTE CCXVIII


— Sire, la regina della China, appena giunta nell’appartamento in cui stava rinchiusa la principessa sua figliuola, le sedè vicino; ed informatasi dello stato di sua salute, le chiese qual motivo di malcontento spinta l’avesse a maltrattare in quel modo la nutrice. — Figliuola,» le disse, «ciò non istà bene, ed una grande principessa come voi non deve mai lasciarsi trasportare a tali eccessi.

«— Signora,» rispose la fanciulla, «ben veggo che vostra maestà viene anch’essa per burlarsi di me; ma vi dichiaro che non avrò quiete se non isposerò l’amabile cavaliere che ha dormito con me stanotte. Voi dovete sapere dov’è; vi supplico di farlo tornare.

«— Figlia,» ripreso la regina, «voi mi sorprendete, e nulla comprendo del vostro discorso.» L’impaziente principessa le perdè allora il rispetto. — Signora,» replicò, «il re mio padre e voi mi avete perseguitata per costringermi a maritarmi quando non ne aveva voglia; adesso questa voglia m’è venuta, e bramo assolutamente aver per marito il cavaliere che ho detto, altrimenti m’ucciderò. —

«Procurò la regina di calmare la principessa colle buone. — Figliuola,» le disse, «sapete bene voi medesima, che siete sola nel vostro appartamento, e che nessun uomo può entrarvi.» Ma invece di porgerle orecchio, la giovine la interruppe, e fece stra-