Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/738

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NOTTE CCXXIV


— Sire, l’offerta generosa del re dell’isola d’Ebano di dare l’unica sua figliuola in isposa alla principessa Badura, la quale non poteva accettarla essendo donna, e cederle i suoi stati, la misero in un imbarazzo, al quale non era preparata. Dichiarargli di non essere altrimenti il principe Camaralzaman, ma sua moglie, le pareva cosa poco degna d’una principessa come lei; e bisognava disingannare il re dopo averlo assicurato d’essere quel principe, di cui aveva sì bene sostenuto fin allora il personaggio. Il ricusare, dall’altra parte, ispiravale il giusto timore che il re, nel gran desiderio dimostrato per la conclusione di tale matrimonio, non cangiasse la benevolenza in avversione ed in odio, e non attentasse anche alla sua vita. Inoltre, non sapeva se avrebbe trovato il principe Camaralzaman presso al re Schahzaman suo padre.

«Simili considerazioni, e quella di acquistare un regno al marito nel caso che la trovasse, determinarono la principessa ad accettare il partito propostole dal re Armano; laonde, rimasta alcuni momenti senza parlare; col rossore ch’erale salito al volto, e che il re attribuiva alla sua modestia, rispose: — Sire, non so come esprimere la mia gratitudine a vostra maestà per la buona opinione da lei concepita della mia persona, per l’onore ch’ella mi fa, e per un gran favore che non merito, e cui non oso ricusare. Ma, sire,» soggiunse, «io non accetto un parentado sì illustre se non a condizione, che vostra maestà vorrà assistermi de’ suoi consigli, e che io non farò nulla ch’ella non abbia prima sanzionato. —