Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/78

Da Wikisource.

62

edotto di ciò che ho l’onore di rappresentarvi. Non riposate omai più sur una pericolosa fiducia. Se vostra maestà dorme, si desti; io torno a ripeterlo, il medico Duban non è partito dal fondo della Grecia, sua patria, ned è venuto a stabilirsi alla vostra corte, se non col disegno di eseguire l’orribile attentato che menzionai. — No, no, visir,» interruppe il re, «son certo che quest’uomo, da voi trattato qual perfido e traditore, è il più virtuoso ed il migliore degli uomini, nè avvi persona al mondo ch’io ami più di lui. Voi sapete con qual rimedio, o piuttosto per qual miracolo egli m’ha guarito dalla lebbra; e se attentasse alla mia vita, perchè me l’ha salvata? Non aveva che ad abbandonarmi al mio morbo; io non poteva sfuggire la mia sorte, e la mia vita era già mezzo consunta. Cessate dunque dal volermi insinuare ingiusti sospetti: in vece di ascoltarli, vi avverto che da questo giorno farò al grand’uomo, per tutta la sua vita, una pensione di mille zecchini al mese; con ciò, quand’anche dividessi con lui tutte le mie ricchezze, e persino i miei stati, non lo pagherei abbastanza di quanto fece per me. Ora capisco, la sua virtù eccita la vostra invidia; ma non crediate ch’io mi lasci ingiustamente prevenire contro di lui; troppo bene mi rammento di ciò che disse un visir al re Sindbad, suo padrone, per istoglierlo di far morire il principe suo figliuolo....»

— Ma, sire,» soggiunse Scheherazade, «il giorno omai vicino mi vieta di proseguire. — Piacemi che il re greco,» disse Dinarzade, «abbia avuto la fermezza di rigettar la falsa accusa del suo visir. — Se oggi tu lodi la fermezza di quel principe,» l’interruppe Scheherazade, «ne condannerai in breve la debolezza, se il sultano si degna di lasciarmene finire la storia.» Il sultano, bramoso di sentire in che il greco re avesse dimostrata debolezza, differì ancora la morte della sultana.