Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/792

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uscì, e si recò sulla piazza ove doveasi fare l’esecuzione, col popolo che vi accorreva da tutte le parti.

«Quando vide comparire il giudice che conduceva Bahader alla forca, andò a presentarsegli. — Signore,» gli disse, «vengo a dichiararvi e ad accertarvi che il grande scudiere, il quale viene ora condotto al supplizio, è innocentissimo della morte di questa donna. Son io quello che ha commesso il delitto, se è tale l’aver uccisa una donna detestabile, la quale voleva toglier la vita allo stesso grande scudiere; ed ecco come accadde la cosa. —

«Quando Amgiad ebbe raccontato al giudice in qual modo erasegli accostata la donna all’uscire dal bagno, come stata fosse cagione ch’egli entrasse nella casa di piacere del grande scudiere, e tutto ciò ch’era succeduto fino al momento, in cui videsi costretto a tagliarle la testa per salvare la vita del misero Bahader, il giudice sospese l’esecuzione, e lo condusse, unitamente all’accusato, alla presenza del re.

«Volle questi essere informato della cosa dal medesimo Amgiad; e questi, per fargli meglio comprendere la propria innocenza e quella dell’altro, approfittò dell’occasione per raccontargli la storia sua e del fratello Assad dal principio fino al loro arrivo, ed al momento, nel quale gli parlava.

«Allorchè il giovane ebbe finito il suo racconto: — Principe,» gli disse il re, «sono contentissimo che questa occasione mi abbia somministrato il mezzo di conoscervi: non solo vi dono la vita con quella del mio grande scudiere, cui lodo della buona intenzione avuta per voi, e che ripristino nella sua carica; ma vi creo eziandio mio gran visir, per consolarvi del trattamento ingiusto, benchè scusabile, usatovi dal re vostro padre. Quanto al principe Assad, vi permetto di adoperare tutta l’autorità, che vi concedo, per ritrovarlo. —