Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/88

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Ma,» soggiunse, «permettetemi, o sire, d’implorare ancor una volta la clemenza di vostra maestà. In nome di Dio, lasciatevi commovere; vi protesto che sono innocente. — Sono inutili,» rispose il re, «le tue preghiere; e non foss’altro che per udir parlare la tua testa dopo spiccata dal busto, voglio che tu muoia.» Ciò detto, prese il libro dalle mani del medico, ed accennò al carnefice di fare il suo dovere.

«La testa fu recisa sì destramente, che cadde nel bacino, e non appena si trovò sulla coperta, il sangue si rappigliò. Allora, con grande stupore del re e di tutti gli astanti, essa aprì gli occhi, e movendo le labbra, prese a dire: — Sire, apra la maestà vostra il libro.» Il re l’aperse, e trovando che il primo foglio era incollato col secondo, per voltarlo con maggior facilità, recandosi il dito alla bocca, lo umettò di saliva. Così fece fino al sesto foglio, e non trovando alcuna scrittura alla pagina indicata: — Medico,» disse alla testa, «qui nulla è scritto. — Voltate alcuni fogli ancora, «rispose la testa. Il re continuò a voltarne, sempre portando il dito alla bocca, finchè il veleno, ond’era imbevuto ogni foglio, cominciando a fare il suo effetto, il principe si sentì improvvisamente agitato da un trasporto straordinario; gli s’intorbidì la vista, e cadde appiè del suo trono in preda ad orribili convulsioni...»

A tali parole Scheherazade, vedendo il giorno, ne avvertì il sultano, e cessò di parlare. — Ah, mia cara sorella!» disse allora Dinarzade; «quanto mi duole che tu non abbia avuto tempo di finire questa storia! Sarei inconsolabile, se tu perdessi oggi la vita. — Sorella,» rispose la sultana, «sarà quel che piacerà al sultano, ma giova sperare ch’egli avrà la bontà di sospendere la mia morte fino a domani.» In fatti Schahriar, ben lungi dall’ordinare la di lei morte in quel giorno, aspettò con impazienza la