Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/96

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colpo della bacchetta, e si ritirò pel medesimo sito della parete ond’era uscita. Il gran visir essendo stato testimonio del caso: — Questa è troppo sorprendente,» disse, «e troppo straordinaria cosa per farne mistero al sultano; corro subito ad informarlo del prodigio.» E in fatti andò a fargliene un rapporto fedele.

«Sommamente sorpreso il sultano, dimostrò molta premura di vedere anch’egli simile portento. A tal effetto, mandato a chiamare il pescatore, — Amico,» gli disse, «non potresti portarmi altri quattro pesci di vario colore?» Il pescatore rispose al sultano, che se sua maestà volesse concedergli tre giorni per fare quanto desiderava, egli prometteva di accontentarlo; ottenutili, andò per la terza volta allo stagno, nè fu meno felice delle altre due, che al primo gettar delle reti pigliò quattro pesci di vari colori. Non mancò di portarli subito al sultano, il quale n’ebbe tanta maggior gioia, in quanto non aspettavasi di averli sì presto, e gli fece contar nuovamente quattrocento pezze d’oro. Non appena ebbe il sultano i pesci, li fece portare nel suo gabinetto con tutto il necessario per cucinarli; e rinchiusosi col gran visir, il ministro li preparò, poscia li pose sul fuoco in una casserola, e quando furono cotti da un lato, li volse dall’altro. Allora si aprì il muro del gabinetto, ma in vece della bella giovane, videro uscirne un Negro, vestito da schiavo, di gigantesca altezza e grossezza, il quale teneva in mano un grosso bastone verde. S’inoltrò costui fino alla casserola, e toccando col bastone uno dei pesci, con terribil voce gli disse: — Pesce, pesce, sei tu nel tuo dovere?» A tali parole alzarono i pesci la testa, e risposero: — Sì, sì, ci siamo; se voi contate, noi contiamo; se pagate i vostri debiti, noi li paghiamo; se voi fuggite, noi vinciamo, e siamo contenti.

«Profferite appena dai pesci quelle parole, il Negro