Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/165

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NOTTE DLXXX

— La seconda principessa intanto, stretta a fragil tavola, dopo essere stata a lungo in balia dell’onde, fu finalmente gettata sulla spiaggia, vicino ad una grande città, verso la quale tosto rivolse i passi. Colà ebbe la sorte di eccitare l’interesse d’una dama rispettabile, la quale l’accolse in casa propria e l’adottò invece d’una diletta figliuola perduta da qualche tempo.

«Il sultano di quella medesima città, la cui dolcezza di governo e la magnificenza avevagli conciliati tutti i cuori, cadde sgraziatamente infermo, e ad onta dell’abilità di famosi medici, peggiorò di giorno in giorno al punto che si disperava della sua vita. Generale era la costernazione, quando la giovinetta disse alla sua protettrice, la quale gemeva sul pericolo del sultano: — Mia buona madre, se lo bramate preparerò una pozione che salverà la vita al principe. — Potrei di certo,» le rispose la vecchia signora «entrare nel palazzo; ma temo di non poter penetrare sin presso al sultano. — Tentate,» riprese la figlia adottiva; «l’intenzione d’un’opera buona è sempre meritoria agli occhi dell’Onnipotente. — Ebbene, figliuola, preparate la vostra pozione, ed io procurerò di aprirmi la via sino al re. —

«Avendo pertanto la principessa composta la sua pozione d’erbe e profumi di varie sorta, la vecchia dama andò al palazzo, ed interrogata dalle guardie o dagli eunuchi che cosa recasse: — È,» rispose, «una bibita, che vi prego di presentare al sultano, acciò ne prenda quant’è possibile; e, coll’aiuto di Dio, ricupe-