Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/135

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medesima da cui era uscito. Stupì oltremodo il re di Persia rivedendo il principe Beder tranquillo come quando avevalo perduto di vista, e Saleh gli disse: — Sire, non ha provata vostra maestà una grande paura quando mi vide precipitarmi in mare col mio nipotino? — Ah, principe!» rispose il persiano monarca, «non ve lo saprei esprimere! Da quel momento lo credetti perduto, e mi ridonaste la vita riportandomelo, — Sire,» riprese il re Saleh, «me lo era immaginato, ma non eravi il menomo motivo di timore. Prima d’immergermi nell’acqua, ho proferite su di lui le misteriose parole incise sul sigillo del gran re Salomone, figliuolo di David. La stessa cosa pratichiamo con tutti i figliuoli che ci nascono nelle regioni del fondo del mare; ed in virtù di tali parole, essi ricevono il medesimo privilegio che noi abbiamo sugli abitanti della terra. Da quanto vostra maestà ha veduto, può giudicare del vantaggio acquistato dal principe Beder per la sua nascita dal lato della regina Gulnara mia sorella. Fin tanto che vivrà, ed ogni qual volta ne abbia voglia, sarà padrone di gettarsi in mare, e percorrere i vasti imperi che racchiude nel suo seno. —

«Dopo tali parole, il re Saleh, che aveva già rimesso il principino Beder fra le braccia della nutrice, aprì una cassettina ch’era stato a prendere al suo palazzo, nel poco tempo della di lui scomparsa, e che aveva portata piena di trecento diamanti grossi come uova di piccione, d’un egual numero di rubini di straordinaria grossezza, d’altrettante verghe di smeraldo della lunghezza di mezzo piede, e di trenta fili o collane di perle, di dieci per ciascuna. — Sire,» diss’egli al re di Persia, facendogli presente della cassettina, «quando fummo chiamati dalla regina mia sorella, noi ignoravamo in qual sito della terra si trovasse, e ch’ella avesse l’onore d’essere sposa