Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/247

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impiegava più di due terzi delle sue rendite per soccorrere i poveri stranieri, quando fossero infermi, o sfortunati ne’ loro altari, non fece aspettar Tormenta, cui dall’abbigliamento riconobbe per una dama del palazzo. — Mi rivolgo a voi,» gli diss’ella, mettendogli in mano la borsa, «siccome ad un uomo di cui qui si vanta la pietà. Vi prego di distribuire quest’oro ai poveri forestieri cui assistete, non ignorandolo che fate professione di soccorrere gli stranieri che ricorrono alla vostra carità. So ancora che prevenite i loro bisogni, e non esservi cosa più grata per voi quanto il trovar occasione di alleviare la loro miseria. — Signora,» rispose il sindaco, «eseguirò con piacere quanto mi ordinate; ma se desideraste esercitare la vostra carità da per voi medesima, abbiate l’incomodo di venire fino a casa mia, ove troverete due donne degne della vostra pietà. Le incontrai ieri mentre giungevano in città: erano in un compassionevole stato, ed io ne fui tanto più commosso, perchè mi parvero persone di riguardo. Sotto i cenci che le coprivano, malgrado l’alterazione che la sferza del sole aveva impresso sui loro volti, notai un’aria nobile che non hanno di solito i poveri, cui assisto. Le condussi entrambe a casa mia, e le consegnai a mia moglie, che alla prima fu anch’essa dello stesso mio sentimento; e fece loro preparare dalle sue schiave un buon letto, mentre si adoperava in persona a lavar loro il volto e farle cambiar li vestiti. Non sappiamo ancora chi siano, volendo noi lasciarle prendere un po’ di riposo prima di stancarle colle nostre interrogazioni. —

«Tormenta, senza saperne il motivo, si sentì la curiosità di vederle, ed il sindaco si accinse ad accompagnarla a casa sua; ma essa non volle che si prendesse tale disturbo, e vi si fece condurre da uno schiavo ch’egli le diede. Giunta alla porta, smontò, e seguì lo schiavo del sindaco, ch’era corso innanzi