Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/291

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Udivansi voci lamentevoli che pareano uscire dal centro della terra.

«Frattanto il principe aprì la porta, e trovata una scala ripidissima, discese in un profondo e vasto sotterraneo, che riceveva da uno spiraglio qualche fioca luce, ove scorse più di cento persone attaccate a pali colle mani legate. — Sfortunati viaggiatori,» loro diss’egli, «vittime infelici, che non attendete se non il momento d’una morte crudele, ringraziate il cielo, che oggi vi libera pel soccorso del braccio mio. Ho ucciso l’orribil negro, del quale dovevate esser preda, e vengo a spezzare le vostre catene.» Appena ebbero i prigionieri intese quelle parole, che mandarono tutti in una volta un grido misto di gioia e maraviglia. Kodadad e la donna cominciarono a slegarli, ed a misura che li scioglievano, quelli che vedeansi sbarazzati dalle catene, aiutavano a levarle agli altri; talchè in brevissimo tempo furono tutti in libertà.

«Postisi allora in ginocchio, dopo aver ringraziato Kodadad di quello che aveva fatto per loro, uscirono dal sotterraneo; e quando furono nel cortile, qual non fu la meraviglia del principe vedendo fra que’ prigionieri i fratelli che cercava, e cui più non isperava di trovare! — Ah, principi!» sclamò egli, scorgendoli; «non m’inganno io? Siete realmente voi ch’io veggo? Posso lusingarmi di restituirvi al re vostro padre, ch’è inconsolabile di avervi perduti? Ma, non ne avrà egli a piangere nessuno? Siete tutti vivi? Aimè! la morte d’uno solo di voi basta per avvelenare il contento che provo d’avervi salvati! —

«I quarantanove principi si fecero tutti riconoscere da Kodadad, che li abbracciò l’un dopo l’altro, palesando ad essi l’inquietudine che l’assenza loro cagionava al re. I principi diedero al liberatore tutte le lodi che meritava, come anche tutti gli altri pri-