Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
170 |
In Aladino ella vede, per lo contrario, un uomo di bassa nascita, il quale innalzasi al regno, valendosi degli stessi tesori, che gli vengono senza cercarli, a misura soltanto che ne ha bisogno per giungere allo scopo propostosi. Nel sultano avrà imparato quanti pericoli corra un monarca buono, giusto ed equo, e come arrischi persino di essere detronizzato, allorchè, con manifesta ingiustizia e contro tutte le regole dell’equità, osa, con irragionevole precipitazione, condannare un innocente, senza volerlo prima intendere a giustificarsi. Infine avrà sentito orrore delle abbominazioni dei due scellerati maghi, l’uno de’ quali sagrifica la vita per possedere tesori, e l’altro vita e religione alla vendetta di uno scellerato suo pari, e che, come lui, riceve il degno castigo delle sue iniquità.»
Il sultano delle Indie dichiarò alla consorte Scheherazade di essere soddisfattissimo dei prodigi uditi della lucerna maravigliosa, e come le novelle ch’ella ogni notte gli raccontava, gli recassero molto diletto. In fatti, erano divertenti, e quasi sempre condite di buona morale. Ben vedea che la sultana faceale destramente susseguire l’un all’altra, e non gli dispiaceva ch’essa gli somministrasse, per tal mezzo, occasione di tener sospesa, a di lei riguardo, l’esecuzione del giuramento fatto sì solennemente di non conservare una moglie che una sola notte, facendola la mattina appresso morire. Già non avea ormai quasi altro pensiero che di vedere se non perverrebbe finalmente a fargliene esaurire la sorgente.
L’alba, che cominciava a spuntare, mise termine alle riflessioni del sultano, il quale si alzò risoluto di chiedere egli medesimo, l’indomani, un nuovo racconto alla consorte.