Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/587

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aver ella imposto a sè medesima l’obbligo di chiarirsi in persona della buona polizia cui vuole osservata nella sua capitale e nei dintorni. È oggi il giorno che le piacque prescriversi per darsi tal briga; ed è pure l’occasione più propizia che si offre da sè per dissipare le nubi che offuscano la sua solita allegria.

«— Me l’era dimenticato,» replicò il califfo, «e tu me lo ricordi a proposito; va dunque a cambiar d’abito, mentr’io farò dal canto mio la medesima cosa.

«Indossarono ambedue un abito di mercatante straniero, e sotto simile travestimento uscirono soli da una porta segreta del giardino del palazzo, che metteva sulla campagna. Fatta quindi una parte del circuito della città stessa al di fuori, sino alla riva dell’Eufrate, ad una distanza rispettabile dalla porta, che trovavasi da quella parte, senza aver nulla osservato contrario al buon ordine, tragittarono il fiume sul primo battello che si presentò, e terminato il giro dell’altra parte della città, opposta a quella d’onde venivano, ripigliarono il cammino del ponte che ne formava la comunicazione.

«Passato il ponte, incontrarono in fondo a quello un vecchio cieco che domandava l’elemosina, al quale il califfo, volgendosi, porse una moneta d’oro.

«Il cieco all’istante, presagli la mano, lo fermò.

«— Persona caritatevole,» gli disse, «chiunque siate, a cui Iddio ha ispirato di farmi l’elemosina, non mi ricusate la grazia che vi domando di darmi uno schiaffo; l’ho meritato, ed anche ben maggior castigo. —

«Si dicendo, lasciò andare la mano del califfo per lasciarlo in libertà di dargli lo schiaffo; ma per timore che passasse oltre senza farlo, l’afferrò per l’abito.