Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/725

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«Confessò egli di aver conservato nel mio magazzino il vaso di Alì Kodjah, ma negò costantemente d’averlo toccato, e fatto giuramento di non sapere che vi fossero olive se non perchè glielo aveva detto lo stesso Alì, li chiamò tutti a testimonii dell’affronto e dell’insulto che questi veniva a fargli sino in casa propria.

«— Ve lo siete procurato da per voi codesto affronto,» disse allora Alì Kodjah, prendendo il mercante per un braccio; «ma poichè trattate con tal perfidia, vi cito alla legge di Dio: vedremo se oserete dire la stessa cosa davanti al cadì. —

«A tal citazione, cui ogni buon musulmano deve obbedire, a meno di rendersi ribelle alla religione, non ardì il mercante resistere. — Andiamo,» disse; «è appunto quello che cerco: vedremo così chi di noi due avrà torto. —

«Alì Kodjah condusse il mercante davanti al tribunale del cadì, ove lo accusò di avergli rubato un deposito di mille pezze d’oro, esponendo il fatto nel modo che vedemmo. Il cadì domandò se avesse testimoni: Alì rispose non aver preso tale precauzione, credendo che quegli al quale egli affidava il deposito fosse suo amico, ed avendolo sin allora conosciuto per galantuomo.

«Il mercante non addusse in propria difesa se non ciò che detto già aveva ad Alì Kodjah ed in presenza de’ vicini, e terminò dicendo, ch’era pronto ad affermare con giuramento, non solo esser falso ch’egli avesse prese le mille pezze d’oro come ne veniva accusato, ma ben anche di non averne cognizione veruna. Il cadì, richiesto da lui il giuramento, lo licenziò assolto.

«Alì Kodjah, sommamente mortificato di vedersi sottoposto ad una perdita sì notabile, protestò contro il giudizio, dichiarando al cadì che ne porterebbe