Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/737

Da Wikisource.

319

gli occhi più acuti lo perdettero di vista con grande ammirazione del re e de’ suoi cortigiani, ed in mezzo alle grida di maraviglia di tutti gli spettatori.

«Non era quasi scorso un quarto d’ora dalla partenza dell’Indiano, quando lo si scoprì nell’alto de’ cieli che tornava col ramoscello in mano. Fu veduto finalmente giungere al di sopra della piazza, dove fece parecchi caracolli fra le acclamazioni di gioia del popolo plaudente, sinchè venne a posarsi davanti al trono del re, nel luogo medesimo ond’era partito, senza veruna scossa che lo incomodasse. Discese, ed accostatosi al trono, si prosternò, deponendo appiè del monarca il ramoscello.

«Il re di Persia, testimonio, con non minore maraviglia che stupore, dello spettacolo inaudito datogli dall’Indiano, concepì nel medesimo tempo violentissima voglia di possedere il cavallo, e persuadendosi di non trovare difficoltà a trattarne coll’Indiano, risoluto di accordargli qualunque somma fosse per domandare, già consideravamo come la cosa più preziosa del suo tesoro, onde calcolava arricchirlo.

«— A giudicare il tuo cavallo dall’apparenza esteriore,» diss’egli all’Indiano, «io non comprendeva dovess’essere considerato, quanto mi facesti vedere che merita in fatti. Ti sono grato d’avermi disingannato, e per dimostrare quanta stima ne faccia, sono disposto ad acquistarlo, se vuoi venderlo.

«— Sire,» rispose l’Indiano, «io non ho dubitato un sol istante che la maestà vostra, la quale, fra tutti i regnanti oggidì sulla terra, passa per quello che meglio sa giudicare di tutte le cose ed apprezzarle secondo il giusto loro valore, avrebbe reso al mio cavallo la giustizia che meritava, tostochè le avessi fatto conoscere da qual lato era degno della di lei attenzione, lo aveva inoltre preveduto ch’ella non si contenterebbe di ammirarlo e lodarlo, ma bramerebbe