Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/104

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esattamente di lui i buoni consigli ch’io aveagli dati, nel caso che persistiate a non voler rinunziare alla vostra risoluzione, come ve ne esorto di nuovo con tutto cuore.

«— Dervis,» insistè lo sconsigliato giovane, «non so abbastanza esprimervi quanto vi sia tenuto della premura che prendete per la conservazione della mia vita, sconosciuto come pure vi sono, e senza ch’io abbia fatto nulla per meritarmi la vostra benevolenza; ma debbo dirvi che prima di prendere il mio partito, vi ho riflettuto bene, e non posso abbandonarlo. Laonde, vi supplica di farmi la stessa grazia che usaste a mio fratello. Forse ch’io riesca meglio di lui a seguire le medesime indicazioni che da voi m’attendo. — Poichè non m’è concesso,» replicò il dervis, «di persuadervi a tralasciare ciò che risolveste, se la mia grave età non me l’impedisse e potesse sostenermi, mi alzerei per darvi la palla che qui tengo, la quale deve servirvi di guida. —

«Senza dare al dervis l’incomodo di spiegarsi oltre, Perviz scese da cavallo, ed accostatosi, il vecchio, che già aveva tratta la palla dal sacco, nel quale eravene buon numero d’altre, gliela diede, e gli spiegò l’uso che doveva farne, come spiegato lo aveva al fratello suo Bahman; ed avvertitolo quindi a non ispaventarsi delle voci che intendesse senza vedere alcuno, per quanto fossero minacciose, ma non tralasciare di ascendere sinchè non avesse veduto la gabbia e l’uccello, lo congedò.

«Il principe Perviz, ringraziato il vecchio e risalito a cavallo; gettò davanti a sè la palla, e dando nello stesso momento di sproni, la seguì. Giunse così al piede della montagna, ed allorchè vide fermarsi la palla, scese a terra. Prima di mettere il passo su per l’erta, restò un istante nello stesso luogo, richiamandosi in mente i suggerimenti che il dervis dati gli