Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/173

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ha fatto ben altre cose ad altri che a te, e non gli accadde nulla: tutto ciò che vedi fu per lui l’opra d’un giorno. —

«La madre d’Alaeddin gli raccontò allora l’avventura del cadì, quella del luogotenente di polizia ed il castigo di quest’ultimo; gli mostrò per terra le orme del sangue che la violenza delle percosse avea fatto scorrere, e finì dicendo: — Io mi sono lagnato davanti a lui dell’ingiustizia del califfo e del tuo arresto; subito egli m’ha promesso d’andare a presentarsegli, di farti mettere in libertà, rivestirti d’un abito d’onore, renderti tutti i tuoi beni e fartene dare di nuovi. In fatti, egli se ne andò tosto, e poco dopo abbiamo avuta la felicità di rivederti; è a lui senza dubbio che ne siamo debitori. —

«Alaeddin non ci capiva nulla, e la sua maraviglia non poteva esser maggiore. — Come si chiama costui? — Lo ignoro, e tutte le volte che lo chiesi ai diversi operai venuti qui per suo comando, mi dissero di non saperlo, ma che il suo soprannome era il Bondocani. —

«A tal nome, Alaeddin comprese che il supposto ladro non era altri che il califfo. Egli si alzò fuor di sè, e baciò sette volte la terra. La madre si mise a ridere, e gli disse: — Come, figliuol mio, questo nome ti fa pure perdere il coraggio? Tu dicevi un momento fa che gli avresti tagliata la testa. — Non sapete,» rispose Alaeddin, «che l’uomo da voi nominato è il Commendatore dei credenti, il califfo Aaron Alraschild? E chi altro, fuor di lui, avrebbe potuto trattare così il luogotenente di polizia, e fare tutto ciò ch’egli ha fatto? — Ah! figlio mio, sono perduta; il califfo non me lo perdonerà; io l’ho sempre trattato come ladro! —

«Mentre così parlavano, il califfo entrò. Alaeddin si gettò a’ di lui piedi, ma la donna fuggì, e si nascose