Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/175

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qualche cosa di quella storia; ma il giorno, che cominciava ad apparire, lo astrinse ad aspettare la notte seguente. Scheherazade diè principio adunque all’indomani, in tai sensi:


NOTTE CDXXXV

IL BIMARISTAN (1)

O STORIA DEL GIOVANE MERCANTE DI BAGDAD

E DELLA DAMA INCOGNITA.


— Il califfo Aaron Alraschild, stanco un giorno degli affari, e volendo prendere qualche sollievo, mandò a cercare il visir Giafar, e gli disse: — Usciamo insieme dal palazzo; io vorrei mescolarmi col popolo di Bagdad, sapere quali ne siano i discorsi, conoscere le ingiustizie che possono commettersi, soccorrere gli oppressi, e punire gli oppressori.» Travestitosi tosto con abiti di dervis, uscirono unitamente dal palazzo, accompagnati da Mesrur, capo degli eunuchi. Percorse molte contrade della città, si trovarono rimpetto alla porta d’un ospitale.

«— Che cos’è questo edificio?» chiese il califfo al visir; «mi sembra vasto e spazioso. — Signore,» rispose Giafar, «è una casa di salute ove si ricevono i poveri ammalati, ed in cui sono rinchiusi alcuni pazzi. — Entriamo,» soggiunse Aaron, «per vedere se si ha cura di codesti infelici, se gli amministratori non mangiano le rendite di questa casa e non lasciano mancare le cose necessarie ai ricoverati. —

  1. Parola persiana che significa ospitale; deriva dal vocabolo bimar, malato. L‘affisso istan indica il luogo, il paese, ecc.