Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/184

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«La vecchia, la quale aveami sempre seguito, mi abbandonò allora un momento; e tornò poco dopo con una schiava, la cui acconciatura era di stoffa d’oro; e portava un vassoio carico d’una colazione delicata e squisita; dopo ch’ebbi mangiato, mi presentarono liquori e caffè. La vecchia portò poi un sacco di denaro, ch’ella contò in mia presenza, e disse:

«— Ricevete il vostro dovuto, e non abbiate più alcuna inquietudine su tale articolo. Non vi adirate se la mia padrona non osa comparirvi davanti prima della stipulazione del contratto: il pudore è una virtù comandata dalla nostra religione. Fra poco, se Dio lo vuole, noi stipuleremo il contratto, ed ella sarà vostra sposa. La decenza esige che le cose accadano così, e le donne, per mettere al mondo figli legittimi, devono scrupolosamente osservare queste regole. —

«Poco dopo, vidi entrare un cadì, accompagnato da dieci persone del suo seguito. Io m’alzai per rispetto. Egli salutò la compagnia e si accomodò; gli resi il saluto con tutta civiltà. — Signor Gelaleddin,» gli disse la vecchia, «volete voi servirci di procuratore per conchiudere un matrimonio? — Volontieri,» rispos’egli; scrisse il nome dei testimonii, e stese l’atto di procura. La vecchia essendosi avvicinata, il cadì mise le mani l’una nell’altra, fece la cerimonia degli accordi, e scrisse poscia il contratto di matrimonio. Dopo fu portata una tavola imbandita d’una buona refezione, composta di conserve delle Indie e confetture di Persia. Il cadì e le persone che l’accompagnavano, mangiarono con appetito e si divertirono molto. Si presentò al primo un bell’abito del valore di duecento piastre; egli lo ricevette con molti ringraziamenti, poi s’accommiatò.

«Io mi alzava pure per partire. — Ove andate?» disse la vecchia; «non sapete, giovinotto, che voi siete ammogliato, che dopo il contratto vengono le nozze, e