Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/198

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discorsi calmare l’animo esacerbato del mio sposo? Orsù, coraggio: imperocchè non posso ormai vivere felice senza di lui: bisogna assolutamente che tu ci riconcilii, e lo riconduca qui. Io li regalerò, se vi riescì, un bell’abito. —

«La vecchia ricusò a lungo d’incaricarsi di quella commissione; infine uscì per raccogliere notizie.

«Le fu detto in prima che Alì Tehelebi era ammalato, poi ch’era impazzito e rinchiuso allo spedale; infine seppe ch’egli avea ripreso il suo commercio e riaperta la bottega.

«La giovane, informata di tale notizia, stimolò di nuovo la vecchia, e con tanta istanza, ch’ella acconsentì a fare qualche tentativo. In codesto pensiero, uscì e fermossi davanti la bottega del giovane. Egli la riconobbe, e le andò incontro. — Figliuol mio,» gli diss’ella, «se mi debbo rimproverare d’essermi immischiata nel vostro matrimonio, ho fatto almeno il possibile onde impedire alla mia padrona di togliervi la vita. Del resto, ella è pentita di quello ch’è accaduto, e vorrebbe... — Io non ho alcun rancore con lei,» disse Alì, interrompendola. Nel medesimo tempo fe’ segno agli uomini che gli stavano presso, i quali scagliaronsi sulla vecchia, e la condussero al palazzo del califfo. Il visir Giafar, vedendoli entrare, domandò che cosa fosse. Quand’egli seppe che conducevano la vecchia implicata nell’affare di Alì Tehelebi, ordinò che gliela presentassero.

«Quando la vecchia fu al suo cospetto, egli la riconobbe, e disse: — Come! siete al servizio di mia figlia, e v’immischiate in simili intrighi! Chi è la donna sposata da questo giovane?

«— E vostra figlia,» rispose la vecchia. Giafar rimase attonito, ma vedendo che bisognava assolutamente approfondir quell’affare, per renderne conto al califfo, domandò un’altra volta alla vecchia: