Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/269

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«Così dunque, o re,» continuò il giovane intendente, volgendosi ad Azadbakht, «fin quando la fortuna mi fu favorevole, tutto mi riuscì; ora che mi è divenuta contraria, tutto cospira contro di me. —

«La storia raccontata dal giovane intendente, la sua aria di candore e d’innocenza, attutirono alquanto la collera del re. — Sia ricondotto in prigione,» disse; «il giorno è ormai vicino al tramonto; domani mi occuperò del suo affare, e sarà punito della sua temerità. —

«All’indomani, il secondo visir, chiamato Beherun, il quale, non meno del primo, desiderava di veder perire il giovane favorito, si presentò al re, e gli disse: — Sire, l’azione di questo giovane è un delitto orribile, un’ingiuria fatta alla vostra persona, un attentato contro l’onore di vostra maestà. —

«Il re, udendo quelle parole, ordinò che si conducesse il prigioniero, e quando gli fu davanti: — Sciagurato,» gli disse, «bisogna che ti faccia morire vergognosamente; tu hai commesso un enorme delitto, ed io devo dare un esempio che spaventi il resto de’ miei sudditi. —

«Il giovane rispose colla medesima tranquillità del giorno prima:

«— Sire, non affrettatevi a farmi perito; un maturo esame in tutte le cose è il sostegno dei re, e la più sicura guarentigia della prosperità e della durata del loro impero. Chi non esamina tutte le conseguenze delle cose, ed agisce con troppa fretta, prova sovente rammarici simili a quelli del mercatante che gettò in mare i suoi figli. Chi invece esamina le conseguenze delle cose, ed agisce con savia lentezza, ottiene spesso, come il figlio di quel medesimo mercatante, una felicità cui non si aspettava.

«— Io vorrei,» disse tosto Azadbakht, «sapere la storia di questo mercante.