Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/278

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gurato, tu compromettesti il mio onore, attentando alla riputazione della regina: bisogna che ti tolga la vita.

«— O re!» rispose il giovane; «aspettate ancora un poco a vendicare l’ingiuria che credete aver ricevuta: la pazienza è sempre utile, e sovente necessaria; essa raddolcisce i mali e procura talvolta i maggiori vantaggi. Dio non manca mai di ricompensare la pazienza: è dessa che trasse Abusaber dal fondo d’un pozzo per farlo salire al trono.

«— E chi era questo Abusaber?» riprese vivamente il re; «raccontamene la storia.»

La sultana era stata svegliata dalla sorella più tardi dell’usato; fu perciò costretta a rimettere all’indomani il seguito della storia dei dieci visiri, con sommo dispiacere del sultano e di Dinarzade, la quale le promise di essere d’or innanzi più diligente.


NOTTE CDLII

STORIA


DI ABUSABER O DELL’UOMO PAZIENTE.


— «Sire,» disse il giovane, «un ricco massaio, chiamato Abusaber, aveva moglie e due figli. Essi abitavano in un villaggio, che renderemo felice colla loro umanità e coi favori che procuravano agli abitanti: alcuni coltivavano le terre di Abusaber, altri avevano cura de’ suoi numerosi armenti.

«Uno de’ lavoranti tornò un giorno a casa pieno di spavento, e disse di aver veduto un leone nei dintorni. Infatti, il feroce animale sbranò nello stesso giorno alcuni agnelli; fece altrettanto l’indomani, e continuava tutti i giorni le sue depredazioni; i be-