Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/35

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«Non essendo lunga la strada che conduceva alla capitale delle Indie, Ahmed mise poco tempo a giungervi, ed appena vi fu entrato, il popolo, giubilante di rivederlo, lo accolse con acclamazioni, accompagnandolo in folla sino all’appartamento del sultano. Il genitore lo ricevette a braccia aperte, e con altissima letizia, lagnandosi però, in modo proveniente dalla paterna sua tenerezza, del dolore che la lunga di lui assenza gli aveva cagionato. — E tale assenza,» soggiunse, «mi è stata tanto più dolorosa, perchè dopo quanto la sorte ebbe deciso in vostro svantaggio ed a favore del principe Alì, vostro fratello, aveva motivo di temere non vi foste lasciato trascorrere a qualche atto di disperazione.

«— Sire,» rispose Ahmed, «lascio considerare a vostra maestà se dopo aver perduto la principessa Nuronnihar, ch’era l’oggetto unico delle mie brame, io poteva risolvermi a rimaner testimonio della felicità del principe Alì. Se fossi stato capace d’un’indegnità di tal natura, che sarebbesi mai pensato alla corte ed in città dell’amor mio, e che cosa pensato ne avrebbe vostra maestà medesima? È l’amore una passione di cui non possiamo sbarazzarci a piacimento: domina essa e tiranneggia, e non dà ad un vero amante il tempo di far uso della propria ragione. Vostra maestà sa che, scoccando la mia freccia, m’avvenne cosa straordinaria non prima d’ora accaduta ad alcuno, cioè che non fu possibile rinvenire il dardo, benchè l’avessi tirato in una pianura così eguale e sgombra da ogni impaccio com’è quella degli esercizi de’ cavalli, producendomi di tal guisa la perdita d’un bene, il cui possesso non era meno dovuto all’amor mio che nol lesse ai principi miei fratelli. Vinto dal capriccio della sorte, non perdoni il tempo in vane querele. Onde appagare il mio spirito inquieto per quell’avventura, ch’io non intendeva, mi allontanai inosser-