Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/396

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Chiamò nello stesso tempo Mesrur, e gl’impose di portare il libro chiestogli pochi giorni prima. Mesrur avendo recato il libro, il califfo lo fece dare a Giafar, dicendogli di leggere. Il visir vi lesse tulle le cose accadute ad Attaf.

«— Tu vedi,» disse allora il califfo, «quanto questo libro è meraviglioso, e come merita di essere conservato preziosamente! Sicuro che gli avvenimenti annunciati doveano accadere, comandai di non ti comparirmi davanti prima che sapessi tu stesso ciò che conteneva: sei partito, ti abbandonasti al destino, gli avvenimenti si sono svolti, e tutto sapesti, o per te medesimo, o per bocca d’Attaf. L’idea di ciò che dovevate soffrire amendue m’affliggeva naturalmente, ed aveva ragione di ridere pensando che da me dipendeva il ritardare o precipitare il corso di tanti avvenimenti. La tua curiosità, il giudizio poco favorevole che avevi di questo libro, hanno provocato l’ordine che ti diedi d’allontanarti da me, e da quel punto tuttaddue dovevate provare necessariamente ciò che vi è accaduto.—

«Il califfo volle indi vedere Attaf, e comandò che gli fosse presentato. Attaf segl’inchinò, e fece voti per la durata e prosperità del suo regno. Il califfo gli domandò che cosa desiderava gli accordasse.

«— Commendatore dei credenti,» disse Attaf, «perdonate ad Abdalmalek. — Come!» riprese il califfo; «chiedi grazia per lui dopo ch’egli volle farti perire?» Non è sua colpa,» riprese Attaf, «ma di quelli che l’hanno ingannato, aizzandolo contro di me coi loro perfidi suggerimenti. Quanto a me, gli perdono di buon cuore, e dono al carceriere tutto quello che m’appartiene. Confermate, vi prego, tale donazione, e per impedire che Abdalmalek sia ingannato in seguito, accordate al carceriere il diritto di rivedere tutto ciò che farà il governatore, e che nulla d’or innanzi si faccia a Damasco senza che il