Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/426

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«Quell’istante, che parea prometter loro la felicità, divenne per essi il momento dell’imbarazzo, delle inquietudiui e dei rimorsi. — Come presentarci davanti a Selama?» dicevano; «che cosa gli diremo della perdita di suo figlio? Rabia, voi che avete già sì ben cominciato ed eseguito il nostro disegno, aiutateci a terminarlo felicemente. — Voi v’ingannaste,» rispos’egli; «quando vi vidi risoluti a versare il sangue di Habib, io cercai di stornarvi da un delitto, fingendo invitarvici, e per ciò solo apparvi vostro complice. Ora mi dilaniano i rimorsi; non sarei in grado d’inventare una menzogna per isvisare il vostro tradimento; i miei sguardi, il mio silenzio, la mia confusione servirebbero invece a scoprirlo. Inventate una favola; il più ardito tra voi la spacci; non vi smentirò, ma m’è impossibile aiutarvi. — Or bene,» ripigliò uno di loro, «me ne incaricherò io. —

«La carovana giunge al campo di Selama, il quale colla moglie viene incontro alla truppa, ambedue solleciti di rivedere il diletto figliuolo. Ma qual non fu la loro sorpresa, non vedendo che lagrime e singhiozzi! L’incaricato di parlare s’inoltra verso Selama, e gli dice:

«— Potente emiro, noi qui torniamo pieni di dolore per la nuova affliggente che vi dobbiamo annunziare. Ma a che servirebbero i nostri riguardi? Voi cercate vostro figlio, ed il cielo l’ha rapito alle vostre speranze. I deserti che attraversammo sono infesti da velenose serpi nascoste entro le sabbie. Una sera, volendo il giovane principe far la sua preghiera, distese il mantello al suolo per inginocchiarsi. Mentre si abbassava, un serpente slanciossi su di lui e lo morse nel viso. Ne seguirono i più crudeli dolori, e la morte sola vi pose termine. Volevamo imbalsamarne il corpo e portarlo con noi; ma la violenza del veleno l’avea talmente guasto, che fummo costretti a sep-