Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/470

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ergesi una colonna, in cima alla quale vede una gabbia di ferro; il monumento è coperto di talismani, e vi legge questa iscrizione: — Non puoi essere distrutta che dalla forza dell’Arabia.» Habib percuote colla spada tutti que’ talismani; un rumore improvviso rimbomba dal centro de’ sotterranei alla sommità delle volle; la colonna si spezza, ed i sudditi di Dorrai Algoase, avvinti di catene, escono dalle caverne. La gabbia trovasi in terra; Habib vi scorge entro un oggetto straordinario, di cui dura fatica a distinguere la specie: era una donna ignuda, i cui capelli ne coprivano il volto e la persona. — Chi siete, o donna?» domanda l’eroe. — Signore,» colei risponde, «fatemi uscire dalla mia prigione, e datemi alcune vesti onde vi comparisca decentemente davanti; questa gabbia è chiusa da un talismano che il feroce Nisabic porta sempre con sè; procurate di aprirla, rendetemi la libertà, ed io non cesserò di benedire Iddio, Maometto e voi. — Nè dimenticherete il gran Salomone,» riprese il cavaliere,» in nome del quale infrango tutti gli ostacoli.» E nel medesimo tempo percuoteva le ferree sbarre colla scimitarra.

«Intanto le tre figlie del mare, avendo divise le loro spoglie, ne coprirono la prigioniera in modo che potesse presentarsi agli sguardi del cavaliere senza che ne soffrisse la di lei modestia. Sciolti dalle catene, i sudditi di Dorrai Algoase presentaronsi alla dama incognita, esternandole tutti i segni d’un attaccamento e d’un rispetto del quale Habib ignorava i motivi. — Che fate mai?» chiese loro;» chi è questa dama? — Aimè! signore,» rispose uno di essi, «è la dama da’ bei capelli; prima della ribellione di Abarikaf era nostra regina, ed è parente della bella Dorrat Algoase! — Oh cielo!» sclamò il principe arabo; «una regina, una parente di Dorrat Algoase! come potrò io renderle tutto ciò che ha perduto?