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NOTTE CDLXXXIV

— Questo desiderio della bella regina secondava i voti più ardenti del suo sposo, ed il viaggio s’intraprende. A misura che il roc si avvicina alla scoscesa ripa che limita il mare dal lato del Caucaso, Habib fa notare alla regina il sito in cui, all’uscire dalle caverne, ei fu soccorso dalle figlie del mare; fremette la tenera donzella all’idea che quell’orribile soggiorno le fa nascere sulla situazione del suo amante. Quando furono più in alto del Caucaso, ei le fece osservare una parte dei deserti da lui traversati. — Son lieto,» diceva, «che la mia sposa vegga a qual prezzo ottenni la mia felicità. Essa è così grande, che mi fe’ dimenticare le pene che m’è costata. —

«Intanto l’aerea vettura supera la vetta del Caucaso; il roc, che la porta, cala il volo, e viene a discendere all’ingresso della caverna di Alabus. Quel buon genio era già stato avvertito distinguersi nell’aria un oggetto che pareva venire alla sua volta; poichè, a chi altri, fuor di lui, potevasi fare una visita in un sito inaccessibile alla specie umana, e per lei inabitabile? Trovavasi egli presso alla rupe che ne nascondeva l’ingresso. Secondo l’uso, profumava l’aria con una cassettina, il cui vapore era incantato, per farle perdere l’estremo suo rigore in quei climi sempre agghiacciati. Egli ha tosto saputo da uno de’ suoi messaggeri che Habib e Dorrai Algoase sono gli ospiti cui sta per ricevere, e così è istruito della riunione de’ due amanti. Va incontro alla regina, l’aiuta