Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/498

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Selama; della disperazione di questo tenero e virtuoso padre, udendo la morte del figliuolo, unico oggetto del suo attaccamento alla vita. Così intenso era stato il dolore di quel principe, che i suoi occhi eransi cangiati in due ruscelli di lagrime, la cui acredine avevagli fatto perdere la vista. Divenuto per tal privazione incapace d’imporre, come al solito, colla sua capacità, attività, le proprie forze ed il coraggio, una tribù, da lui anticamente domata coll’armi, aveva alzato lo stendardo della ribellione, altre trascinandone nella sua rivolta. I fedeli avevano già perdute parecchie battaglie, e se non erano prontamente soccorsi, vedevansi in pericolo di cadere in mano dei nemici.

«A quel racconto di Alabus, suscitossi una rivoluzione nell’animo di Habib, ove le più violenti, come le più nobili passioni dominavano; ma era stato preventivamente contro di esse premunito. — Datemi consiglio, mio caro genio tutelare, e vedrete ch’io conosco soltanto il mio dovere. — Eccolo,» risponde Alabus. «Avete mezzi di viaggiare: partite sull’istante per l’Arabia. La vista di vostro padre è assolutamente oscurata; ma gli occhi non sono accecati affatto. Il rimedio che li risanerà dev’essere applicato dalla mano che fu cagione del male, quella di Dorrat Algoase. Il secreto ne esiste nei tesori di Salomone, e voi siete quello che deve andarlo a cercare. L’ingresso in essi non presenta più pericoli, nè difficoltà per voi. Ne avete la chiave sulla lingua. È la parola scritta sul talismano; d’altronde, l’artigiano del profeta ha ogni privilegio appo di lui.

«— Ma,» disse Habib, «se parto colla mia sposa, che sarà di Daliska e della sua? Ci potranno essi seguire se sono tanto necessari ne’ loro stati? E chi calmerà ne’ miei l’inquietudine che vi potrà cagionare la nostra assenza? — Quando procedevate sì fatico-