Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/506

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NOTTE CDLXXXV

— Si mettono ad effetto i suggerimenti di Habib, ed egli subito si avvia al suo ritiro, precedendo, senza parlare, lo scudiere del padre. Avvicinatisi alle palizzate, ei lo chiama per nome, e rimasto lo scudiero colpito dal suono della sua voce: — Rinvieni dal tuo stupore,» gli dice, «ho parlato colla voce di Habib, essendo Habib in persona; vedrai nel luogo nel quale sei per entrare, qualche cosa che potrà aumentare la tua maraviglia; è la regina mia sposa: preparati a far tutto ciò che ti comanderemo pel servigio del tuo emiro, mio padre. —

«Lo scudiero credeva di dormire, ma il lavoro del quale viene incaricato ben lo persuade in breve di non essere in braccio alle illusioni d’un sogno. Habib gli fa mettere sulla schiena de’ due muli le armature ed i fornimenti dei cavalli, datigli da Alabus. Egli e Dorrai Algoase si travestono, ed il giovane medico monta sul miglior mulo. Il suo schiavo conduce a piedi una delle bestie cariche; lo scudiero è il condottiero dell’altra. Copronsi le armature con pelli di lioni e di tigri che servivano di arredi nella capanna, e la piccola brigata, al cader della notte, presentasi, e viene ammessa entro le barriere del campo.

«Nel frattempo, Alaschraf e la governante trovatisi intorno a Selama, che si è svegliato, e gli favellano con accento men tristo del solito. Il buon emiro ne pare soddisfatto.