Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/52

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tanto in generale quanto in particolare, racchiuse nella vasta estensione del palagio.

«Terminò qui la maga il racconto dell’esito della sua commissione, e continuando il discorso: — Sire,» proseguì, «che pensa la maestà vostra delle ricchezze inaudite della fata? Forse dirà che ne prova ammirazione, e si rallegra dell’alta fortuna del principe Ahmed suo figliuolo, che ne gode in comune colla fata. Quanto a me, o sire, supplico vostra maestà a perdonarmi se mi prendo la libertà di mostrarle, che ne penso altrimenti, ed anzi mi trovo compresa di spavento quando considero il male che può derivargliene; e questo forma l’oggetto della mia inquietudine, cui non ho potuto sì ben dissimulare, ch’ella non se ne sia avveduta. Voglio credere che il principe Ahmed, per l’ottima sua indole, non sia da sè capace di nulla tentare contro vostra maestà; ma chi può rispondere che la fata, colle sue attrattive, colle carezze ed il potere già da lei acquistato sull’animo dello sposo, non sia per ispirargli il pernicioso disegno di soppiantare vostra maestà, impossessandosi della corona del regno delle Indie? Tocca a vostra maestà a prestare ad una cosa di tal importanza tutta l’attenzione che merita. —

«Per quanto il sultano delle Indie fosse persuaso della buona indole del figliuolo, pur non lasciò di sentirsi scosso dal discorso della maga, ed accommiatandola, le disse: — Ti ringrazio della pena che ti sei presa e del salutare tuo avviso; ne comprendo tutta l’importanza, la quale mi sembra tale, che non posso deliberarne senza prendere consiglio. —

«Quando erano venuti ad annunziare al sultano l’arrivo della maga, egli intertenevasi coi medesimi favoriti che avevangli già ispirato contro Ahmed i sospetti che dicemmo. Fattosi seguire dalla maga, si recò ancora dai medesimi, e comunicato loro ciò che aveva