Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/533

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Allah1. Questo figlio, fin dalla più tenera infanzia, divenne l’oggetto di tutte le cure e le compiacenze del padre, premuroso di soddisfare ai più piccoli suoi desiderii, e cercare ogni mezzo di divertirlo.

«Un giorno che Rabia passeggiava sul mercato degli schiavi, vide una donna di bell’aspetto ed ancor giovane, la quale teneva in braccio una ragazzina di sorprendente bellezza. — Quanto costa la schiava e la sua figliuola?» chiese Rabia, volgendosi al sensale. — Cinquanta zecchini,» rispose questi. — Eccoli,» riprese il compratore; «dateli al proprietario, e stendete tosto l’atto di vendita.» Finito l’atto, Rabia pagò al sensale la sua provvigione, e condusse via la schiava e la fanciulla.

«La di lui consorte, vedendolo entrare in casa così accompagnato, gli domandò chi fosse quella donna. — È una schiava,» rispose Rabia, «che ho comprata poco fa. La sua ragazzina mi sembrò bella, e credo che un giorno diventerà la più leggiadra fanciulla dell’Arabia o della Persia: essa è all’incirca dell’età di Naama, e potranno giuocare assieme.

«— Avete fatto bene a comperarlo,» soggiunse la consorte; «questa ragazzina mi piace assai. Qual è il tuo nome?» chiese poscia alla schiava. — Signora, io mi chiamo Taofic. — E la fanciullina? — Ha nome Saad2. — Avevi ragione di chiamarla così; tu puoi andar superba d’avere una sì bella figliuola; ma bisogna che anche noi le diamo un nome di nostra scelta.

«— Come volete,» domandò la sposa di Rabia al marito, «chiamare questa fanciulla? — Io mi rimetto a voi,» rispose questi. — Bramerei,» soggiunse la donna, «chiamarla Naam. — Ebbene, sia pure,»

  1. O Nimat Allah, grazia, benefizio di Dio.
  2. Felicità.