Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/548

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«Scoprendo i luoghi che voi abitate, io sento aumentare il mio amore ed il mio tormento.»»

«Insinuò destramente il vìglietto in una scatola che conteneva il medicamento, la suggellò, ed avendoci scritto sopra il nome, consegnolla alla vecchia la quale la prese, e salutatili, tornò al palazzo del califfo.

«Entrando nell’appartamento della giovane schiava, le presentò la scatola, e le disse d’essere stata a consultare un bravo medico persiano, giunto da poco tempo a Damasco, intorno alla malattia della sua cara Naam. — Egli ha perfettamente conosciuta la qualità del vostro male,» proseguì colei, «ed ha ordinato a suo figlio di preparare per voi la medicina rinchiusa in questa scatola. Non v’ha in Damasco un giovane più bello del figlio di questo medico, nè una bottega pari alla sua. —

«Naam prese la scatola dalle mani della vecchia, ed appena n’ebbe guardato il coperchio, riconobbe la scrittura ed il nome del suo caro signore. Cambiò di colore a tal vista, e non dubitò che il padrone di quella bottega non fosse venuto appositamente da Kufa per informarsi di ciò ch’era avvenuto di lei.

«Essa pregò la vecchia di farle il ritratto del giovane di cui le aveva parlato. Questa aderì ai suoi desiderii, e le disse che chiamavasi Naama; che aveva un segno sul sopracciglio destro, ch’era vestito con grand’eleganza e di bellissimo aspetto.

«Durante quel discorso, Naam prendeva la medicina, e sorrideva ai tratti coi quali la vecchia abbelliva la sua descrizione. — In verità,» disse poi, «questa pozione mi fa molto bene; m’ispira allegria; e mi sento assai meglio. — Che giorno felice!» gridò la vecchia; «come ho fatto bene ad andar a consultare quel medico.» Naam avendo poscia desiderato di mangiar qualche cosa, la vecchia corse a