Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/59

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ed in perfetta salute; non è quindi questa l’origine della tristezza, della quale vi accorgeste. È il sultano medesimo che me ne dà motivo, ed io ne sono tanto più afflitto, perch’ei mi mette nella necessità di esservi molesto. In primo luogo, o signora, sapete la premura ch’ebbi, colla vostra approvazione, di tenergli nascosta la fortuna che ho di vedervi, d’amarvi, di meritare i favori e l’amor vostro, e di ricevere, dandovi la mia, la vostra fede; eppure ignoro da qual parte ne sia stato informato. —

«La fata Pari-Banù, interrompendo a questo passo il giovane: — Io lo so,» rispose; «sovvengavi di ciò che vi predissi intorno alla donna che vi fe’ credere d’essere ammalata, e della quale foste mosso a compassione; fu ella che riferì al sultano vostro padre quello che voi tenevate celato. Io vi aveva detto che colei era tanto malata quanto voi ed io, ed essa ne dimostrò la verità. In fatti, dopo che le due donne, alle quali io l’aveva raccomandata, le ebbero data un’acqua efficacissima per ogni sorta di febbri, della quale però non avea bisogno, finse che lo specifico l’avesse guarita, e fecesi condurre da me per pigliar commiato, all’uopo di correre tosto a render conio del successo della sua intrapresa. Aveva anzi tal fretta, che sarebbe partita senza vedere il mio palazzo, se, comandando alle due mie donzelle di condurla, non le avessi fatto comprendere che meritava la pena di essere mirato. Ma proseguite, e vediamo in che cosa il sultano vostro padre v’abbia posto nella necessità d’essermi molesto; cosa però che non accadrà, vi prego di esserne certo.

«— Madama,» riprese Ahmed, «avrete potuto notare che sin ora, contento d’essere da voi amato, non vi chiesi verun altro favore. Dopo il possesso d’una sposa sì amabile, che cosa potrei io mai desiderare di più? Pur non ignoro il poter vostro; ma