Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/610

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«Bezaza avendo raggiunto l’età di pensare al matrimonio, la madre volle dargli moglie, e partecipò al marito il suo progetto. Questi, conoscendo tutti i difetti del giovane, disse alla consorte che il loro figliuolo essendo stato sì maltrattato dalla natura sia riguardosi corpo come riguardo allo spirito, essi non potrebbero mai trovare una fanciulla che volesse sposarlo. La risposta di Katon fu: — Bisogna comperargli una schiava. —

«Il caso volle che il giorno in cui il gran visir Giafar ed Alaeddin si recavano al bagno per comperarvi una schiava, fosse precisamente quello in cui l’emiro e suo figlio vi andavano nello stesso pensiero. Al momento del loro arrivo, il banditore teneva per mano una giovane di massima bellezza, le cui forme snelle e sciolte, la freschezza e la modestia colpirono talmente il visir, che ne offrì tosto mille pezze d’oro. Quando il banditore passò vicino all’emiro Kaled, suo figlio Abdalum Bezaza, avendo veduta la schiava, se ne invaghì tosto perdutamente, e supplicò il padre di comprargliela.

«Kaled avendo fatto segno al banditore di avvicinarsi, gli domandò qual fosse il nome di quella schiava. Quand’ebbe saputo che si chiamava Gelsomina, e che se ne offrivano già mille pezze d’oro, si volse al figlio, e gli disse che se voleva acquistarla, bisognava aumentare. Abdalum Bezaza soggiunse che ne offriva una pezza di più. Alaeddin ne esibì tosto duemila, ed ogni volta che il figlio dell’emiro aumentava d’una pezza, il favorito ne offriva mille.

«Abdalum Bezaza, sdegnato di vedere che si osasse tenergli fronte, domandò al banditore, con aria altera, il nome dell’aumentatore.

«— È il gran visir Giafar,» rispose questi; «egli vuol comprare questa schiava pel signor Alaeddin