Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/635

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«Il califfo diè subito l’ordine dell’arresto di Comacom, e lo fece condurre alla propria presenza. Allorchè scorse lo scellerato, si volse verso le sue guardie, e cercò cogli occhi Ahmed Aldanaf. Non vedendolo, mandò un messo a chiamarlo, e quando comparve, gli comandò di frugare addosso a Comacom.

«Aldanaf, posta la mano in seno al perfido, ne trasse l’aureo candeliere fregiato di gemme. A tal vista, il califfo, irritato, sclamò: — Iniquo, da chi avesti questo gioiello? — L’ho comprato,» rispose sfrontatamente Comacom. — Sei un impostore,» disse il principe con indignazione; «fu per far morire Alaeddin Abulschamat, il più fedele de’ miei servitori, che tu commettesti una simile atrocità.»

NOTTE DXIII

— Il califfo ordinò di bastonare Comacom. Dopo alcuni colpi, confessò di essere l’autore del furto, e fu condotto in prigione.

«Aaron, sospettando che Kaled fosse d’accordo col ladro, volle pur farlo arrestare. — Sovrano Commendatore dei credenti,» disse il wali, «io sono innocente del delitto di cui mi sospettate; conducendo Alaeddin alla morte, non ho fatto che eseguire i vostri ordini, e vi giuro che non ebbi cognizione alcuna della trama ordita contro di lui; Ahmed Comacom avrà immaginato questo orrendo strattagemma per impadronirsi di Gelsomina, ma io non ne so nulla. —

«Il wali, terminando tali parole, si volse verso Aslan, e gli disse: — Se siete sensibile all’amore che