Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/665

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fermo sulle gambe; feci poscia uno sforzo, e m’incamminai al lido, ove giunsi non senza essermi imbarazzato varie volte negli abiti. Quando Mozaffer mi vide, corse verso di me, salutandomi come il suo liberatore e quello de’ suoi compagni di viaggio. — Prendete questa scimia,» mi disse; «io l’ho comprata per voi; andate ad aspettarmi da vostra madre: non tarderò a venire.»

NOTTE DXXI

— «Sorpreso da un tale discorso, e dell’accoglienza che riceveva, presi la scimia, dicendo tra me: — Ecco, per mia fè, un bell’acquisto che Abul Mozaffer ha fatto per me, e che mi sarà utile davvero!» Giunto a casa, dissi a mia madre: — Che bella cosa è il commercio! Tutte le volte che mi vedrete dormire, abbiate cura di destarmi perchè corra al porto. Guardate,» aggiunsi, mostrando la scimia, «qual mercanzia mi hanno portato dalla China. —

«Quando fui seduto, molti schiavi di Mozaffer entrarono, e mi chiesero se fossi Abu Mohammed Alkeslan. Aveva appena risposto affermativamente, che vidi comparire lo stesso Mozaffer. Mi alzai subito per baciargli la mano, ma non me ne lasciò il tempo, e mi si gettò al collo, invitandomi ad accompagnarlo a casa sua. Benchè assai malcontento, accettai la sua proposta, non volendo disgustare un uomo che mi faceva tante gentilezze.

«Giunti alla casa di Abul Mozaffer, egli ordinò