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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/708

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chiare, e convinto di non poter più sperare alcun successore, risolse di abbandonare gli affari del regno, e ritirarsi in un luogo remoto del palazzo. Si vestì di cenci, e copertasi la testa con un vecchio berretto, proibì, pena la vita, di venir a disturbarlo nei primi quaranta giorni che voleva passare nella solitudine e nel raccoglimento della preghiera. Quella condotta sorprese ognuno, ed il popolo cominciando a mormorare, tre dei suoi gran visiri, fra cui trovavasi Edrenok, pel quale egli aveva molta stima, risolsero di affrontare la severità del re, piuttosto che lasciargli ignorare il sovrastante pericolo. Essi forzarono la guardia degli eunuchi, e giunti al ritiro del re, che stava pregando: — Sire,» gli dissero, «noi vi portiamo le nostre teste, per aver disubbidito ai vostri sacri ordini; qual pena non meritiamo? Ma pure qual cosa non dovevamo tentare per salvare preziosi giorni come i vostri? Qual timore, qual riflessione deve impedire ai vostri visiri d’istruirvi di quanto accade? Sappiate, o sire, che i vostri popoli stanno per sollevarsi, e che gli eserciti vostri sono per prorompere in aperta ribellione.» Il re li guardò dapprima con istupore, poscia con bontà, e fattili rialzare, rispose: — Voi vi confessate rei, io vi perdono; ma che m’importa mi venga tolto il regno? è troppo tempo ch’io governo. A che mi serve la sommessione di tanti popoli, quando non ho figli che possano ereditare i miei stati? — Sire,» risposero allora i visiri, «la vostra umiltà davanti a Dio è un dovere al quale potete adempiere sul trono, e che gli sarà molto più gradita, essendo più rara nell’alto posto che occupate; ma pensate che non v’ha ritiro tranquillo per un monarca che ha regnato come voi, troppo bene e troppo a lungo: ogni usurpatore deve privarlo di vita, impadronendosi della sua corona. Credeteci adunque, non disperate della bontà