Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/126

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simile disprezzo verso la sua figliuola. Mi sollecitai allora di andare a partecipar l’accaduto al mio amico, ed egli mi comandò che, quando mi trovassi nuovamente solo con mia moglie, dovessi chiederle un braccialetto che solea portare al braccio destro, e venir quindi a portarglielo, assicurandomi che, dopo ciò, sarei con essa felice. La sera dunque, appena entrato nell’appartamento nuziale, la pregai, facendole noto il motivo della mia richiesta, di sciogliersi il braccialetto; ella lo fece immediatamente, ed io m’affrettai a recarlo al mio benefattore. Di ritorno al palazzo, mi posi a letto colla sposa (così almeno credeva), e vi rimasi fino alla mattina seguente. Ma si giudichi dello sbalordimento e del dolor mio, quando, svegliandomi, mi trovai coricato nel modesto mio letticciuolo di prima, spoglio dei ricchi miei abiti, e quando vidi in terra il misero bagaglio che componeva ogni mio avere prima dell’incontro del maledetto scimiotto. Rimesso un po’ dal turbamento, mi vestii in fretta ed uscii di casa, coll’amarezza nell’anima, piangendo il ben essere del quale aveva sì poco tempo goduto, e torturandomi il cervello per cercare i mezzi di poterlo ricuperare. Incamminatomi verso il palazzo, vidi un giocoliere che teneasi schierate davanti alcune carte scritte, e dicea la buona ventura ai passeggeri. Mi accostai, e fattagli una riverenza, ch’ei cortesemente mi rese, dopo avermi con attenzione rimirato, sclamò: — E che! quel maledetto scellerato t’ingannò adunque, e ti rapì la tua moglie dal talamo nuziale? — Aimè! sì,» risposi. Fattomi quindi cenno d’aspettare un istante e sedergli accanto, allorchè si fu dissipata la folla che lo attorniava — : Amico,» soggiunge, «lo scimiotto che comprasti per dieci pezze d’argento, e che cangiossi in uomo, non appartiene all’umana schiatta: è un genio malefico, perdutamente invaghito