Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/157

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condotta, volle conservare ancora il segreto. Egli però non persistette meno nell’infernale proposito, ed ogni mattina mandava una schiava, che mia madre metteva a morte; cosa che durò sino al ritorno del sultano. Tremò il visir per un istante: ma mia madre, in considerazione de’ suoi talenti e del suo zelo gli perdonò, nè scopri allo sposo gli oltraggi, de’ quali era stata scopo durante la di lui lontananza.

«Alcuni anni più tardi, volendo il sultano recare in pellegrinaggio alla Mecca, rimise, come prima, al visir il governo del regno; era già partito da dieci giorni, quando il ministro, cui nè tempo, nè ostacoli avevano guarito dal disonesto suo amore, inebbriossi di nuovo della folle speranza di possedere l’oggetto de’ propri desideri. Spedì pertanto alla sultana una schiava, la quale, introdotta nelle reali stanze, le disse: — In nome del cielo, abbiate pietà del mio signore, poichè il suo cuore si trova in preda alla più violenta passione; rendetegli la calma, rendetegli la felicità. —

«Sdegnata dell’insolente messaggio, mia madre ordinò agli schiavi di prendere la sciagurata che aveva osato d’incaricarsene, metterla a morte, ed esporne il cadavere alla vista del popolo nel cortile del palazzo; ordine che fu immediatamente eseguito. Il visir, informato dalla guardie del trattamento patito dalla sua inviata, decise di vendicarsene, e raccomandò loro il silenzio sino al ritorno del sultano, proponendosi d’istruirlo della sorte della schiava, ma dando al costei supplizio una causa tutta diversa e mendace.

«Quando l’indegno favorito suppose che il sultano esser dovesse in via per tornare a’ propri stati, gli scrisse la lettera seguente:

««Dopo tutti i voti che faccio per la vostra salute, deggio informarvi, che sin dalla vostra assenza, la