Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/173

Da Wikisource.

159


ad attirare presso di sè il fanciullo. — È veramente cosa inconcepibile,» diss’ella, e che mio figlio dimostri tanta tenerezza per quello straniero. Fatevi venire davanti colui nel vostro gabinetto, e comandategli di narrarvi la sua storia, ch’io starò ad udire celata dietro una cortina. —

«Mandò dunque il sultano a prendere il finto dervis, e fatto allontanare ognuno, ritirossi con lui nel proprio gabinetto, dove, dopo averlo fatto sedere, gli parlò in tal guisa: — Perfido dervis, è per visitare il mio regno o per rapirmi un figlio che tu venisti in questo paese? — Principe,» rispose il falso religioso, «il cielo mi è testimonio ch’io non ho cercato vostro figlio: egli mi ha seguito di proprio suo impulso sino a casa mia. Feci di tutto per indurlo a tornare da suo padre; ma vi si è sempre rifiutato, mentr’io stava in continuo timore, sinchè giunse il momento che prevedeva.» Il sultano, disarmato da tal dichiarazione gli parlò con bontà, e pregollo di raccontargli le sue avventure. Sparse alcune lagrime, il dervis rispose: — Lunga e dolorosa è la mia storia. Voi vedete un padre infelice che percorre la terra in cerca di tre dilette figliuole, ch’egli allontanò dal suo seno, e delle quali oggi deplora l’assenza.» Appena pronunziati tai detti, la sultana, slanciandosi dal sito ove stava nascosta, corse a gettarsi tra le braccia del dervis. Il re, sorpreso a quella vista, già sguainava la sciabola, sclamando: — Che significa ciò?» La consorte allora, con molte lagrime, e ridendo a un tempo di tenerezza e di gioia, gli manifestò che il preteso dervis era il proprio padre. A tale inaspettata nuova, il re, precipitatosi a’ di lui piedi, lo ricolmò de’ segni del più vivo rispetto, e fatto mettere in libertà l’altro dervis, suo visir, e recar regali ammanti per lo suocero, ordinò di preparargli un appartamento degno di riceverlo, con un seguito proporzionato al suo grado.