Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/225

Da Wikisource.

207


tendendo la sua liberazione. Verso la metà della notte, due geni malefici vennero a sedere sull’orlo della cisterna, ed uno disse: — Io sono al colmo de’ miei voti, chè finalmente posseggo la bella principessa di Mossul, nè temo che me la rapiscano, essendo mestieri spargerle sotto ai piedi, durante il servigio divino nella grande moschea, un’infusione di assenzio, ed è impossibile che nessun mortale possa trovare una simile ricetta. — Nè io sono men di te felice,» soggiunse l’altro genio; "posseggo, nascosta sotto la collina vicina a Mossul, una quantità incalcolabile d’oro e di gemme. Per penetrare nel mio tesoro, bisognerebbe uccidere sulla collina un gallo bianco e spargervene sopra il sangue. Niuno riuscirà certo ad indovinare tal segreto.» Dopo siffatte reciproche confidenze, i due geni, ripreso il volo, scomparvero.

"Ma Abu-Niut ritenne in mente, parola per parola, il dialogo inteso, e la sorte sua propizia volle che una carovana, giunta allo spuntar del giorno, lo cavasse dall’umido suo carcere. Fattogli prendere qualche cibo, gli si chiese per qual caso fosse caduto in quella cisterna; ma egli, troppo generoso per palesare il tradimento dell’amico, rispose che, essendosi addormentato sull’orlo, eravi caduto, e che i suoi compagni di viaggio avevano proseguita la strada senza accorgersi della di lui assenza. Chiesto il permesso di accompagnare i suoi generosi liberatori a Mossul, ed avendovi essi acconsentito, gli diedero pure una cavalcatura. Mentre la carovana entrava nella città, il popolo era in grandissimo trambusto, ed egli seppe che stavasi per decapitare un medico, il quale erasi impegnato, ma indarno, a scacciare lo spirito maligno, ond’era posseduta da lungo tempo la figliuola del sultano, e che tale era stata la sorte di parecchi infelici medici, che avevano provata indarno l’arte loro sulla sventurata principessa. Corso