Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/301

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«— Oibò!» sclamò la schiava, «è costui che il poeta aveva in mira quando disse:

««Il Dio delle misericordie ha dato al mio diletto una barba prodigiosa. Rassomiglia essa ad una notte d’inverno, lunga, nera e fredda.»»

«— Or bene,» riprese il banditore, «osservate fra tutti gli astanti qual è quegli che avrebbe la ventura di piacervi.—

«Allora la schiava girò a lungo intorno gli sguardi, e finalmente li fisse su Alisciar, il cui aspetto infiammolla di violentissimo amore.

«— Banditore,» disse, «non voglio appartenere ad altri che a questo bel giovane. Aimè! è certo di lui che il poeta voleva parlare allorchè disse:

««Sarebbe errore rimproverargli le pene che la leggiadria del suo volto cagiona. Quelli che se ne vogliono preservare, perchè non gli coprono d’un velo quel suo volto incantevole?

«La saliva della sua bocca è un liquore inebbriante; le labbra esalano i soavi profumi dell’ambra: il custode del paradiso ne l’ha scacciato per tema che non seducesse le huri; gli uomini lo biasimano; ma la luna che risplende in cielo prende la sua difesa.»»

«Quand’ebbe cessato di parlare, il padrone si avvicinò al giovane Alisciar, e gli disse: — Amico, voi vedete che miracolo di bellezza è questa schiava, qual è la brillante educazione che ricevette e l’eloquenza onde l’ha dotata la natura; se acquistate questo tesoro per mille zecchini, farete sicuramente un ottimo negozio. Vi giuro che legge il Corano in sette maniere diverse, scrive in sette caratteri con rara eleganza, ricama in seta ed oro, e vi ricompenserà del danaro sborsato colla sola vendita del lavoro delle sue mani! Quanto siete fortunato,» continuò, volgendosi ad Alisciar, e ba-