Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/31

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«Volli rifiutare una proposta che spiaceva al mio cuore, e che tanto opponevasi ai sentimenti inspiratimi da quella vezzosa creatura; e glielo dimostrai coi più teneri sguardi. — Contentatevi,» ella mi disse, «di ciò che ho fatto per voi, moderate la vostra impazienza, e non lasciatevi trasportare ai desiderii smoderati di cui potreste essere la trista vittima.» Le promisi quanto volle, per timore di perdere ciò che m’accordava. — Torno a ripetervi,» mi soggiunse, «che v’abbandono tutte le fanciulle al mio servigio; vi è anzi ingiunto di servirvene; scegliete arditamente: è una legge che v’è necessariamente imposta giacchè vi trovate qui. —

«La principessa si ritirò, e tutte le vergini del suo seguito, simili alle pleiadi, la seguirono; ma quella scelta da me, sola rimase. Quando il sole comparve sull’orizzonte, cominciando a dorare le vette dei monti, la beltà che m’aveva inebbriato, mi disse, lasciandomi: — Ci rivedremo stasera, se ancora mi sceglierete.»

NOTTE DLIV

— «Non ebbi il tempo di rispondere; ella s’allontanò rapidamente. L’idea di rivedere la principessa non lasciandomi per tutto il giorno, lo passai solo sulle sponde d’un canale, senz’altra consolazione fuor di quella dei vini squisiti, dei dilicati cibi e d’una deliziosa passeggiata. Mi abbandonai a tutte le speranze che le idee del giorno innanzi mi davano per la sera, e tali idee offrironsi al mio spirito