Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/342

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nome di Dio, i diavoli si danno alla fuga. Gli angeli gli spiegano sulla testa un padiglione di luce, cantano le lodi di Dio, ed implorano il perdono de’ peccati di quell’uomo. Cessa egli di pronunziare il nome di Dio? i demoni ritornano, e fanno tutti gli sforzi per insinuare il dubbio ed il turbamento nell’anima di chi fa le abluzioni. Ma quando ha religiosamente adempito a quei doveri, è al sicuro da tutte le tentazioni infernali, dalle ingiustizie del principe e dai rovesci della fortuna. — Quali sono le pratiche d’obbligazione divina (farz) e gli usi conformi alla pratica (sunnet) del Profeta, nella purificazione coll’arena e la polvere (teyemum)? — Ve ne sono quattro: l'ingresso del tempo prescritto dell’anno, la mancanza d’acqua, la buona intenzione, il fregamento del volto, e finalmente la fregazione delle mani sino al cubito. Quanto a ciò che concerne le pratiche imitative del Profeta, devesi prima pronunziare la formola: In nome di Dio, e poi volgersi al lato destro, e quindi al sinistro. — Benissimo! Veniamo ora alla preghiera ed alle condizioni obbligatorie. — Vi sono quattro condizioni: la prima consiste nella purità delle membra; la seconda d’aver cura di nascondere le membra che il pudore comanda di coprire; il terzo, di starsene in luogo puro; ed il quarto di voltarsi verso la Kibla. Le colonne della preghiera sono ciò che segue: Primieramente la buona intenzione; in secondo luogo il Tekbir, cioè la formola che comincia da queste parole: Dio altissimo; terzo, recitare il Fatiha, vale a dire la prima surate del Corano; in quarto luogo, l’atto di prosternarsi (sugiud); quinto, l’atto di rialzarsi; sesto, la professione di fede; settimo, restare seduto sui talloni; ottavo, i voti del Profeta (salat e teslim); nono, la buona intenzione. Per conformarsi al costume del Profeta, bisogna fare quanto segue: Prima si recita la preghiera (ezan); poi pronunziasi